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Novità dal Mondo (8)

Un distillato di nuova musica, dagli ascolti degli ultimi mesi


1) Rachele Andrioli - Leuca - ( FInisTerre, 2022)


Dopo aver ascoltato Rachele Andrioli in una eccellente performance dal vivo sono andato ad acquistarmi l'album, fatto di brani originali, di alcune interpretazioni felici (una canzone di Enzo Avitabile) ed una non indispensabile (una brano di Nusrat Fateh ali Khan): la sua musica si può considerare come una canzone d'autore "in lingua e in dialetto.L'interesse del disco sta nella qualità di alcuni brani, nell'uso mirato dell'elettronica e nel talento musicale dell'Andrioli a parer mio eccezionale: nonostante faccia cose relativamente semplici è sempre a fuoco nel ritmo, nell'intonazione e nella grinta, si sente questa qualità nel bel suono delle sue voci sovarincise, come nell'intonazione eccellente delle cantanti del coro che dirige (Coro a Coro), di cui si ha prova in diversi pezzi. Se si vuole trovare un limite al lavoro - almeno dal mio punto di vista - è nei testi, da cui emerge una immagine dell'ambiente e della natura un po' nostalgico/oleografico mentre il Salento è vittima di molte tensioni che toccano anche l'aspetto ambientale (dal fenomeno della Xylella ai roghi estivi). E queste cartoline verbali si trovano accanto a dichiarazioni di Woman Empowerment con accenni etnici. Un'alternativa a questo approccio si trova nel lavoro di Davide Ambrogio Invocazioni ed Evocazioni, di cui ho parlato precedentemente: altro bel disco di canzone d'autore folk. Lì dalla musica popolare si prendono anche le funzioni dei testi (invocative, devozionali e di denuncia) riuscendo quindi ad evitare una atteggiamento nostalgico o descrittivo pur mantenendo una rapporto forte con un passato iscritto nella lingua. Del disco dell'Andrioli avrei voluto postare il brano "Leuca", ma su youtube non c'è.


2) Ogives - La Memoire Des Orages - ( Sub Rosa, 2023)


Carmelo Bene in una delle risposte contenute nella sua Vita (Bompiani, 1998) asserisce "Il Rock è ormai roba da conservatorio". Aldilà di quanto volesse intendere il grande artista la frase s'adatta bene al disco La Memoire Des Orages debutto della band Ogives. Ci troviamo infatti ad ascoltare un gruppo che si autodefinisce "Un Ensemble di Musica da Camera che realizza un album Post-Rock". Si tratta di un ottetto belga che comprende musicisti proveninenti da percorsi eterogenei (musica antica, classica, jazz e libera improvvisazione) - e così è il disco - che dietro una patina di malinconica cupezza offre brani originali che mescolano musica rinascimentale, psichedelia, elettronica. La patente rock la fornisce Steve Albini - celebre produttore e tecnico del suono (P.J. Harvey, Nirvana...) - che si è occupato del missaggio e di cui possiamo riconoscere il suono della chitarra massiccia, della batteria asciutta ed il gusto per le dinamiche.



3) Tyshawn Sorey - The Inner Spectrum of Variables - (Pi Records, 2016)


Un disco di qualche anno fa, ma che può costituire un'introduzione valida ad un personaggio interessantissimo della scena contemporanea: Tyshawn Sorey. Batterista e compositore, è la prosecuzione di quella linea di musicisti afroamericani - quali Anthony Braxton o George Lewis - in cui la vita musicale passa per innumeri progetti alcuni che suonano come "Jazz" (i recenti album in trio Continuing o Mesmerism) e altri decisamente come "Contemporary Classical" (l'album For George Lewis appunto), altri ancora come "Free Improvisation" (il monumentale Pillars). In questo doppio album "The Inner Spectrum of Variables" realizzato tra un trio jazz + trio d'archi si va senza soluzione di continuità da una situazione musicale all'altra (compresi il romanticismo e il klezmer) avvolti da quel senso di sospensione e intimità spesso presenti nella musica di questo artista.


4) The Rolling Stones - Hackney Diamonds - ( Virgin Records, 2023)


E' pur vero come dicono alcuni che l'industria discografica sia in piena ripresa se nel frangente di poche settimane hanno deciso di tornare sul mercato - in contemporanea -sia i Beatles che i Rolling Stones, come fosse il '69 del secolo scorso. Più che uno scontro tra titani l’occasione per riflettere se preferite le reliquie o le mummie. Ecco il mio pensiero: se la voce-reliquia di Lennon, pur mediata della suprema Intelligenza artificiale , fatica in un arrangiamento “moderno” e non comparabile per chiarezza a quelli originali, lo stile mummificato degli Stones danza in un prodotto estremamente curato e pieno d'energia. All'annoso dibatitto sui migliori procedimenti d'imbalsamazione i bisnonni del rock contribuiscono sottolineando che l'ingrediente umorismo non deve mancare.



Trovate il pezzo dei Beatles qui e qui il making of.

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