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Immagine del redattoreMichele Viviani

Alluvione Repressione Manifestazione

Un post "locale & globale"


1.Alluvione

In queste ore una parte rilevante della dell'Emilia-Romagna è sott'acqua. Dopo poco più di un anno dall'alluvione che ha colpito le stesse zone, e nell'inazione vergognosa della classe politica locale e nazionale, concentrata piuttosto a far fare retro marcia al Green Deal Europeo. Questo articolo di oggi dell'associazione Bologna for Climate Justice ribadisce le necessità di intervento pubblico per rendere abitabile una regione fragile ai combiamenti climatici indotti dall'uso delle fonti energetiche fossili. Questa serie di articoli di Wu Ming indentifica - tra le cause dirette dell'attuale situazione - le scelte politiche della classe dirigente di questa regione. Un accenno anche alle confuse risposte che oggi la "facente funzione di presidente" dell'Emilia -Romagna ha offerto: invece di riflettere sulle politiche di sviluppo perseguite (caso emblematico la provincia di Ravenna e la sue cementificazione) rimanda la palla al governo, ai comuni e alla struttura commissariale: cercatamente tutti corresponsabili...ma la regione? Non manca il riferimento ai cittadini, "che farebbero meglio a stare a casa". Ma se la casa si allaga?


2.Repressione

In questi giorni nel parlamento italiano si sta procedendo alla votazione del cosiddetto DDL Sicurezza (approvato alla Camera attende l'approvazione in Senato). Si tratta di un pacchetto di norme "che istituiscono nuovi reati e inaspriscono pene, considerando praticamente tutto il campionario delle questioni sociali e trasformandole in emergenze da reprimere". Rimando a questo all'articolo del manifesto per una veloce rassegna, a questo post per chi preferisce toni più accesi, o questo più neutro: il contenuto non cambia. Il punto che qui interessa in particolare è la repressione nei confronti dei movimenti ambientalisti: repressione nei confonti delle forme di opposizione che alcuni di loro adottano e che in alcune occasioni hanno ottenuti esiti significativi nel bloccare progetti nefasti. Il ddl punta a rendere più facile per le istituzioni adottare politiche repressive, politiche che comunque sono state adottate nel corso degli ultimi anni in modo sempre più evidente. Tra i più recenti casi, quello degli attivisti di Extintion Rebellion che a Bologna hanno ricevuto il foglio di via in seguito ad una manifestazione realizzata in Piazza Maggiore in occasione del G7 Scienza e Tecnologia. Di seguito il video di Melissa attivista di Extintion Rebellion (e cantante, trovate qui e qui le sue belle perfomance nei video dei miei saggi!) che racconta la sua esperienza: invito chi legge a SOSTENERE LA RACCOLTA FONDI per le spese legali che il movimento sta realizzando. Qui per donare.



3. Manifestazione

Quindi è questo un paese (un mondo) in cui la classe politica invece di prendersi le proprie responsabilità ed agire si occupa di reprimere le persone che portano l'attenzione sui problemi e propongono soluzioni. Il territorio, le comunità e le persone sono abbandonate a loro stesse (come sa bene chi ha osservato da vicino la gestione dell'alluvione in romagna nello scorso anno), e guai farsi sentire.

Sabato 21 settembre ci sarà a Bologna una manifestazione contro questo stato di cose di cui qui trovate il comunicato e di seguito le immagini informative. La manifestazione si pone all'interno di una serie di momenti di protesta sui temi dell'ecologia e la pace che si spera siano l'avvio di un periodo di mobilitazione che possa coinvolgere gruppi sempre più ampi di cittadini.




P.S. aggiornamento 20/9/2024

Il contenuto dell'articolo di Bologna for Climate Justice è ribadito da questa intervista a Federico Grazzini di Arpae Emilia Romagna che trovate sul Manifesto, uno stralcio: "La questione è enorme. Questi momenti di crisi devono servire a pensare a un futuro diverso. Alla luce degli ultimi eventi, dovrebbe essere normale interrogarsi sulle strade da intraprendere per cambiare direzione. L’attuale modello ha sfruttato il suolo, costretto i f iumi e costruito edifici in maniera eccessiva. Bisognerebbe fare l’esatto contrario: smettere di urbanizzare, lasciare un adeguato spazio ai fiumi e curare soprattutto la montagna e la collina, a partire dalle opere di regimentazione delle acque, che servono a evitare il dissesto idrogeologico. Non si può tornare indietro con la bacchetta magica, ma occorre una grande opera di visione a lungo termine. Ci vorrà tempo. Da dove cominciare? Gli argini rotti vanno ricostruiti, è ovvio. Solo per ripristinare quelli danneggiati a maggio 2023, ci è voluto più di un anno. Ma al contempo bisogna ripensare l’intero assetto fluviale. È un lavoro molto complicato, che non si conclude in pochi giorni, ma si deve iniziare a fare. Il territorio va rinaturalizzato e riorganizzato per adattarsi a questi fenomeni ormai in corso. È una sfida enorme, perché implica di rivedere tutti i concetti con cui abbiamo vissuto e gestito il territorio finora. Si può fare solo se inizieremo a ragionare a lungo termine, anziché seguendo gli interessi del momento."





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