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Novità dal Mondo(13)

Novità dal Mondo 13: Recensioni di nuova musica, dagli ascolti degli ultimi mesi


  1. Abdullah Ibrahim - 3 - Gearbox , 2023.


Abdullah Ibrahim è pianista e compostiore sudafricano, un monumento per la musica del suo paese ed un protagonista del Jazz a partire dal 1963 quando Duke Ellington ebbe occasione di sentirlo in un club in svizzera e promosse il suo album di debutto. Come altri musicisti sudafricani della sua generazione (in particolare i Blue Notes di Chris McGregor) lasciò il sudafrica nei primi anni '60 per le difficoltà legate all'apartheid, e come loro ha offerto un musica originale che unisce al linguaggio del jazz altre influenze: nel suo caso il gospel, la musica tradizionale africana, la popular music del suo paese. Risultati di questa fusione sono brani splendidi come Mannenberg o The Wedding, spesso riproposti in diversi dischi e con differenti formazioni, insieme alle lunghe improvvisazioni per piano solo per cui è noto. Musicista di notevole successo, soprattutto in Europa ed in patria, a novant'anni suonati calca ancora le scene: questo doppio album è il risultato di una giornata piena di registrazioni al Barbican Hall di Londra, il 15 giugno del 2023. Il disco offre una selezione di composizioni orginali, due lunghe improvvisazioni per piano solo, tre standard (Ellington, Monk, Coltrane) ed una sorta di canto/preghiera conclusivo. La formazione, oltre al piano del leader, comprende il contrabbasso di Noah Jackson e il flauto di Cleave Guyton, straordinari musicisti statunitensi. Il pianismo di Abdullah Ibrahim si è fatto, nell'avanzare dell'età, meno percussivo e più essenziale e rarefatto, da cui ancora più evidente è la derivazione del suo stile da quello di Ellington. Infine, il disco trasmette un respiro e un potere evocativo speciale: come d'una musica arrivata da una grande distanza ed attraverso un grande silenzio, ma che adesso è qui.


Abdullah Ibrahim - 3 - Mindif
  1. Billie Eilish - Hit me Hard and Soft - Interscope, 2024


    Paolo mi aveva avvertito “Devi ascoltarla in cuffia per goderti il sound design!”; Rick l'aveva spiegato: “E' il Kurt Cobain della sua generazione”; mia sorella aveva cercato di dissuadermi “E' lagnosa”. Mi è occorso del tempo, ma con questo album ho capitolato: Billie Eilish - e suo fratello Finneas coautore, produttore e musicista - sono bravissimi e li sto ascoltando a ripetizione. Il quesito è perchè è stato questo album e non i precedenti la mia porta d'accesso al loro mondo? Il disco forse più interessante di Billie Eilish rimane “When we fall asleep where do we go?” del 2019: in quel lavoro la linea vocale è parte di una trama elettronica in cui vari elementi musicali hanno uguale preminenza. Si trattava in sostanza di un disco d'impianto rock, nonostante la strumentazione sintetica. Dal disco successivo c'è stato un progressivo posizionamento della voce in un ruolo più tradizionale (o pop), cioè in primo piano nel mix e rispetto agli arrangiamenti. Questo impianto più classico (separazione tra melodia ed accompagnamento) ha prodotto però – dal mio punto di vista – la possibilità di apprezzare in modo immediato la fattura delle canzoni, la carica espressiva e – nuovamente – la qualità del sound design che con l'ingresso di strumenti “veri” a scapito di suoni puramente digitali è diventato, se non più originale, di certo più complesso. Hit me Hard and Soft è un disco levigatissimo, che suona da paura, maliconico, d'intensità sotterranea. Il range stilistico dei brani è ampio - dalla dance (Lunch) a Paul McCartney (L'amour de ma vie). Scelgo la canzone che apre l'album anche per il brillante distico “People say I look happy/ just because I got skinny”.


  2. BIllie Eilish - Skinny - Hit me Hard and Soft 2024



  1. PAKT - No Steps Left to Trace - MoonJune 2024.


    Grazie al prezioso lavoro del giornalista Anil Prasad sono venuto a conoscenza di questo gruppo e di questo album. Si tratta di un lavoro di improvvisazione “totale” realizzato da un gruppo di musicisti attivo dal 2020 ed assai ben assortito: Percy Jones bassista jazz rock ed è stato un importante turnista della scena inglese (Brian Eno, Kate Bush..), Alex Skolnick chitarrista della band trash metal dei Testament, Kenny Grohowsky e Tim Motzer - batteria e chitarra- sono musicisti operanti in una grande varietà di generi, del primo si può citare il lavoro con John Zorn, del secondo il fatto d’essere anche artista visivo (suo il bel design dell’album). Il loro lavoro testimonia la vitalità della scena improvvisativa contemporanea ed appunto le provenienze disparate dei musicisti cha la abitano. L'album offre all’ascoltatore un Cd registrato in studio ed uno dal vivo: in quello dal vivo in particolare si può apprezzare la discendenza della loro musica dai dischi di metà anni ’70 di Miles Davis (Dark Magus, Agartha) e di Terje Rypdal. E’ un ascolto impegnativo appunto perchè si tratta di improvvisazioni che non hanno alcun punto di partenza se non le esperienze e la qualità dell’interplay dei musicisti: i brani si sviluppano quando un determinato materiale tematico o un groove - creati sul momento - riescono a coagulare le energie e mettere in movimento l’ambiente (o le texture) che le due chitarre ed il basso di Jones hanno dipinto. Ho scelto il brano seguente perchè rapprensenta bene le diverse situazioni offerte nei Cd e perchè mi fa impazzire il suono della chitarra synth di Motzer che pare una tastiera.




  1. Wolf Alice - The Clearing - Columbia Records, 2025


    I Wolf Alice sono un quartetto britannico attivo da un decina danni e che si poteva ascrivere - fino a ieri - all’ambito dell’Indie Rock. Avevano tre LP e due Ep all’attivo, una front woman con una gran voce, un Mercury Prize vinto per l’album Vision of a Life (2017) ed una quantità notevole di ottime canzoni: Moaning Lisa Smile, Your loves Whore, Yuk Foo, Beautifully Unconventional, How can I make it ok?, tra le mie preferite. Pur seguendoli dagli esordi ho sempre apprezzato con riserva i loro album perché - fatta eccezione il primo My Love is Cool (2015) - non ho mai trovato la produzione soddisfacente: la voce troppo in secondo piano, il suono della band a volte poco incisivo, meglio decisamente le versioni dal vivo (ascoltate ad esempio su youtube il Live The Pool Session ). Il nuovo album è il primo realizzato per una major: la voce finalmente protagonista e gli arrangiamenti nitidi. lo stile generale del lavoro - come è stato riportato ad esempio su Ondarock - è quello di un rock anni ’70 che può ricordare i Fleetwood Mac. Personalmente lo definirei uno stile che si colloca tra brani più soft dei Rolling Stones e di quelli più hard di Chappell Roan 😊 . L’album contiene però anche pezzi decisamente fuori dagli schemi come Bloom Baby Bloom o Midnight Song: è della prima di cui propongo l’ascolto, con il bel video che è un omaggio al grande coreografo Bob Fosse.




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