Un distillato di nuova musica, dagli ascolti degli ultimi mesi
Willow - Empathogen (Three Six zero, 2024)
Il periodo musicale attuale è caratterizzato - tra gli altri - da due aspetti interrelati: la sovraproduzione musicale - la quantità di musica caricata sulle piattaforme è tantissima e in grandissima parte non viene ascoltata - e la commistione stilistica - in assenza di narrative prevalenti sulle direzioni della musica attuale (Rick Beato spiega bene l'idea in questo video). Mi è capitato spesso di parlare di commistione stilistica trattando di artisti che provengono dall'ambito del jazz o della musica classica-contemporanea (Brad Melhdau, Maja Ratkje): per quanto riguarda l'ibridazione in ambito pop un esempio potrebbe essere l'ultimo lavoro della cantante ed autrice Willow: pop, jazz, rock, soul, folk, progressive sono i termini usati da diversi recensori (Ondarock, Pitchfork) per raccontare questo album coinciso ed intenso che spesso cambia d'atmosfera da una canzone all'altra. Grazie ad eccellenti musicisti, ad una voce di grande personalità i migliori brani dell'album superano tuttavia - non solo a parer mio- l'idea della commistione stilistica proponendo una musica che suona nuova e vibrante: su tutti un grande pezzo come Symptom of Life. La migliore introduzione a Willow credo sia la performance realizzata per la serie Tiny Desk che metto di seguito.
Steven Wilson – The Harmony Codex (Virgin Music, 2023)
Steven Wilson è un musicista inglese dalla carriera ormai lunga e variegata. Creatore della band Porcupine Tree, tecnico del suono, produttore di gruppi come gli Opeth, fan di Anthony Braxton, attualmente youtuber, ha curato le versioni remix di grandi album del rock progressivo inglese (King Crimson, Yes, Jethro Tull) e sviluppato una carriera solista che ha saputo coinvolgere grandi musicisti come il fenomenale chitarrista Guthrie Govan. Anche se non ha ottenuto un successo planetario come quello dei coetanei Radiohead ha accrescito nel corso degli anni un seguito ampio ed intergenerazionale di fan: io ho cominciato ad ascoltarlo relativamente da poco grazie ad un mio allievo di canto di 22 anni - appassionato di musica metal - che ha voluto cantare la sua bellissima ballata Trains. Il metal è tuttavia solo uno degli ingredienti della sua musica che può rappresentare piuttosto una summa del rock inglese filtrato dalla eccezionale capacità di Wilson di creare ambienti sonori. Questo suo ultimo lavoro è un esempio eccellente in questo senso: in tante recensioni (su Ondarock ad esempio) sono state sottolineate le influenze del trip-hop di Massive Attack in alcuni brani (Economies of Scale), dei Pink Floyd in altri (Rock Bottom), cui possiamo aggiungere Genesis (Time is Running Out) ed anche David Sylvian nello stile ambient-jazz del bellissimo brano di apertura Inclination. Proprio l'influenza jazz, che filtra in diversi brani, crea un legame speciale tra questo lavoro di Wilson e la musica di Robert Wyatt - uno dei suoi eroi musicali - ed anche a mio parere con il disco Jacob's Ladder di Brad Mehldau che è invece lo sguardo di un grande pianista jazz sul rock progressivo. Due album che partendo da esperienze diversissime sembrano specchiarsi.
Salvatore Sciarrino - Paesaggi Con Macerie - (Kairos, 2023)
Salvatore Sciarrino è forse il più significativo dei compositori italiani viventi, con un contributo che è già parte della storia della musica. Dotato di un linguaggio personale che ha sviluppato a partire dagli anni '70 del '900, ci propone in questo bellissimo album una serie di composizioni che offrono differenti trattamenti di musiche del passato. Nella composizione “Paesaggi con Macerie” crea un ambiente sonoro per quelli che sono frammenti di alcune Mazurke di Chopin (1810-1849). Il compositore spiega nella sua presentazione (la trovate qui) tanto il richiamo pittorico - ai quadri in cui vengono mostrate rovine nelle campagne -, quanto l'intento politico, dove le macerie sono quelle degli ideali di fratellanza e riforma sociale, persi nella guerre e nell'aggressione al pianeta che caratterizzano questi nostri anni. In un gioco di collegamento tra differenti artisti si può richiamare l'opera di Luciano Berio che variamente ha interpolato nel proprio linguaggio materiali della musica classica (in Sinfonia ad esempio o in Rendering), e - per quanto riguarda le riflessioni sul ruolo politico del compositore - Pictures of a Sinking City di Maja S. K. Ratkje.
La seconda parte dell'album è invece dedicata al trattamento della musica di Gesualdo da Venosa (1566-1613) partendo dalla convinzione di Sciarrino per cui “ a contatto con la sensibilità contemporanea la musica antica possa ritrovare una nuova stagione”. Nel ciclo “Le Voci Sottovetro” vengono conservati elementi sia musicali che testuali delle composizioni originali, mentre le elaborazioni “Gesualdo senza parole” proseguono - potremmo dire - il lavoro avviato da Igor Stravinkij con il suo “Monumentum Pro Gesualdo di Venosa” (1960), di ricomposizione per strumenti di un musica originariamente vocale.
Julian Lage – Speak to me (Blue Note, 2024)
Julian Lage è considerato oggi uno dei più significativi chitarristi che si muovono nell'ambito del jazz . Nato nel 1987 è stato un bambino prodigio, ha realizzato il suo debutto discografico con Gary Burton (come fece Pat Metheny!) nel 2004, ed ha la stima di tutti i più grandi appassionati dello strumento (si vedano le interviste di Rick Beato e Paul Davids). Traggo queste informazioni da siti e recensioni perchè, nonostante avessi letto più volte il suo nome, ho messo a fuoco questo artista solo di recente e della sua opera – ormai vasta – conosco solo questo disco eccezionale. Equamente diviso tra brani in cui imbraccia la chitarra elettrica e altri in cui suona l'acustica Lage offre un album curatissimo nelle composizioni, negli arrangiamenti e nei suoni in cui tutta la sua tecnica, la sonorità splendida ed il fraseggio originale sono al servizio di una musica affettuosa: intrisa del blues di Eric Clapton e Jeff Beck e – più ampiamente - di echi della musica degli anni '60 del 900. Proprio l'estrema cura produttiva ed il gusto vagamente retrò di alcune sonorità sono allo stesso tempo il fascino e – a parer mio – anche il limite di quest'album: sicuramente ci troviamo di fronte a un nuovo e grandissimo artista, forse non ad un nuova musica.
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